
Il viaggio con la celebre (e assai cara) compagnia Giapponese Ana si rivela una grande sofferenza. Semola viene pesato al banco del check in come una volgare valigia e dato che pesa 2 kg di troppo non ha diritto all’ambito lettino (bassinet). Per questioni di sicurezza non lo fanno neanche dormire per terra. Non sappiamo dove metterlo, lui è eccitatossimo e ovviamente non chiude occhio, anzi continua a fare coucou al vicino di dietro che è invece un signore giapponese serissimo.
Appena arrivati, ci vengono a prendere degli amici di Famiglia che ci ospitano alcuni giorni a casa loro a Narita, accanto all’aeroporto, deliziandoci con cibi buonissimi

In verità nei primi giorni non capiamo nulla, per la stanchezza del viaggio e per il Jet lag che da svegliare Semola in mezzo alla notte.


Poi ci viene a prendere il cogino di Soucoupe, Fumi, che con la sua famiglia bellissima ci ospita a casa, più verso Tokyo.
Insieme con la moglie Yuki e i bambini Nanaho e Nagato andiamo a vedere l’aquario della torre di Tokyo che ha delle meduse fantastiche. Altra attrazione principale sono dei serpentelli che escondo dalla sabbia a turno.
Poi all’uscita troviamo un enorme negozio di gadget, che ne ha per per tutti i tipi di pesci e animali dell’acquario per cui non si capisce più se hanno messo il negozio per l’aquario o viceversa.
Dopo una buona cenetta, saliamo sulla torre e… grigio totale, non si vede a un metro. Con nostra grandissima delusione la torre è completamente immersa nella nebbia.

Quando proprio stiamo per scendere ecco che poco a poco Tokyo esce fuori di nuovo e wowww!!

La torre in effetti è fatta con diversi piani dentro e corridoi che salgono e scendono, ovviamente pieno di turisti. A un certo punto perdiamo di vista il figlio di Fumi, pensiamo che sia con la sorella, invece per errore ce lo lasciamo alle spalle. Lui a un certo punto ci raggiunge correndo e dimostra una capacità di esteriorizzare le emozioni veramente isiprante e che ha lasciato soucouoe in grande ammirazione. Come in un film lancia un giornale per terra arrabbiandosi con i genitori che lo hanno “abbandonato”. Poi, dopo un bel pianto ha inziato a testare i genitori, facendo finta di allontanandosi, e loro subito a chiamarlo! Finalemente rassicurato siamo scesi dalla torre.
Il giorno dopo, via col treno proiettile verso sud, per andare sull’isola di Manabeshima, nel mare interno tra il”continente” e l’isola di Shikoku.


Eriko e Giunro, da cui saremo ospiti, ci aspettano alla stazione e sul molo ci troviamo con la sorella di Soucoupe Nouille e Fefè, pure loro in viaggio in Giappone.
Ci imbarchiamo subito sul barchino della posta, più rapido ed economico dei normali traghettini e in 30 minuti, passando tra isolette verdi, arriviamo à Manabeshima.




Eccoci arrivati!
Proprio davanti al porto c’è il gabinetto pubblico, con la tavoletta riscaldata, una centralina dei comandi spaziale per azionare vari getti s’acqua per fare il bidet davanti e dietro, con variazione possibile dell’ intensità e angolazione. Tutto questo accompagnato da wifi libero.


Manabeshima è un’isoletta che è stata un tempo la base di una valorosa flotta marina (pirati secondo alcuni), poi centro di pesca e produzione di speciali fiori per fare zampironi.
Ora che il pesce scarseggia e che il business degli zampironi non funziona più (forse inutili di fronte alle zanzare-barracuda dell’isola), l’isola si sta lentamente ed inesorabilmente spopolando. Sa 500 abitanti si è passati a meno di 100, la scuola ha chiuso a marzo scorso e i due ultimi allievi devono dare ogni giorno avanti è indietro con la terraferma. Chi rimane è caloroso e accogliente e ti sa sentire come un ospite speciale!


Un giorno andiamo a mangiare in quello che credevamo fosse un ristorante di pescatori e in effetti si è rivelato un ristorante di lusso di pesce, dove c’è gente che ci viene in yacht privato da Tokyo.
Per circa 40 euro ti arrivano circa 10 portate di pesce, sempre diverso a seconda di quello che porta il pescatore.
Noi abbiamo avuto come entrata un calamaro ancora vivo al centro di un piatto con intorno tutti i suoi tentacolini appena recisi. Ci è venuto a tutti un groppo alla gola e mi sono ricordato perchè cerco di essere vegano. Per rispetto lugubre non mi son permesso di toccarlo e neanche di fotografarlo.
Poi però, aiutato dal sakè ho partecipato anchio a questa specie di carneficina. Per fortuna tutte le altre portate, anche se molte crude (sashimi) almeno erano già morte.
Eriko ci ha raccontato come una volta le siano arrivati dei gamberetti ancora vivi, da mangiare così.







Queste sono solo alcune delle portate, che senza fine ci arrivavano una dopo l’altra.
Quello che non siamo riusciti a mangiare, compreso il povero calamaro, ce lo siamo ritrovati nella zuppa miso finale.

Solo il sakè, che arrivava in biccherozzi pieni fino al bordo, ci ha permesso di arrivare alla fine di questa specie di esperienza mistica.

Purtroppo Soucoupe aveva un’intervista di lavoro a distanza col Belgio subito dopo ed è inutile dire che il sakè e i kili di pesce non hanno proprio aiutato. In piu gliel’hanno fatta a sorpresa in inglese, senza immaginare che lei si stava giusto barcamenando tra il giapponese della sua infanzia, francese e italiano. E per finire, per evitare di connettersi dall’amato ma poco professionale bagno pubblico si è trovata con l’unico telefono con dati, quello di Fefè. Purtroppo, per un errore tecnico, appena iniziata l’intervista al posto della videocamera è apparsa a tutti l’immagine profilo di Fefè: un coccodrillo con una birra in mano!


Altra espressione dell’ingegnieria giapponese (oltre al bagno) sono i fornelli del gas, super potenti e con un pirulino al centro che nessuno è riuscito a capire a che serve. Ho pensato subito a mio zio Joghi e la sua ricerca della fiamma perfetta per la casa in campagna.





Nel periodo che siamo stati li c’è giusto stata la festa annuale dell’isola, dove l’isola si riempe di vita e di persone. La cerimonia principale consiste in 3 casette assai pesanti con dentro le divinità che vengono portate (a spalla da dei baldi giovani in perizoma e calzini lunghi) di corsa per tutta l’isola, per farle divertire.

Mi hanno chiesto se volevo partecipare ma ho gentilmente declinato.


Come dicevo la gente dell’isola è carinissima, chi ci ha portato le arance del giardino, chi verdura. Atsumi è stata particolarmente carina e ci ha invitato a mangiare da lei e ci ha spiegato tante cose sull’isola. Sua figlia An, di 15 anni che ha una grande capacità con i bambini ci ha tenuto Semola un pomeriggio e un amico di famiglia, Mitchan, ci ha cantato una canzone bellissima, oltre che averci fatto assaggiare diversi piatti buonissimi, preparati da lui.


Dopo due settimane, siamo ripartiti in treno proiettile per il sud. una breve sosta per salutare l’amica di Soucoupe, Chicako a Fukuyama.




Questo che vedete sotto è un foglio affisso sul binario che mostra a che ora arriva ogni treno e a che ora riparte (quindi quanto tempo c’è per salire).


Eccoci infine arrivati da li da dove vi scrivo, Isahaya, giusto alle porte di Nagasaki.
Arrivando alla casa della nonna di Soucoupe, che lei non aveva visto da 13 anni, abbiamo ritrovato proprio il punto dove lei è immortalata da piccola con il nonno.

poi, subito dopo ecco il parchetto accanto alla casa dei nonni




Al prossimo episodio!