– 1 – Viaggio d’autunno ’21

Intro

Dopo aver finito di lavorare a fine settembre mi era venuta voglia di fare un viaggetto e di cambiare vita. Ho iniziato a pensare a duemila possibilità, dal tornare in Brasile, in Tanzania, andare in Messico dove tra poco ci sarà il rainbow gathering mondiale o in Tailandia a fare un corso di massaggio yoga Thai. Ho pensato così tanto che sono andato un po’ in tilt.

Per fortuna il ritiro di 10 giorni di meditazione Vipassana, fatto a Lutirano (appennino tra Bologna e Firenze) a metà ottobre, mi ha un po’ calmato e chiarito le idee. Tra le varie cose ho deciso di fare invece un piccolo giro in macchina in Europa a salutare gli amici e le persone a cui voglio bene. Questo contro ogni logica metereologica (andare a nord in autunno) e contro tutte le problematiche del viaggiare e traversare frontiere senza green-pass in era covid.

E così, il 31 ottobre son partito con Fagiolina ( la mia piccola macchinetta, una Nissan Micra del 99) e 15 litri di olio d’oliva fresco come regalo per chi mi ospita. Prima tappa: la Valle degli Elfi, dove c’è adesso un mio amico.

Valle degli Elfi (31 Oct – 2 Nov)

La valle degli Elfi è uno degli storici ecovillaggi italiani, partito delle prime occupazioni negli anni ’80 di case abbandonate in montagna, sull’appennino Tosco-Emiliano a Nord di Pistoia. Nessuno sa esattamente quante persone ci vivono attualemente dato che è tutto molto dinamico, ma mi sembra di capire che ci siano circa 200 persone in un numero indefinito di case e villaggi in tutta la valle. Alcune di queste situazioni sono gestite in modo comunitario e sono aperte a visite e permanenze, altre invece sono private o più chiuse, per cui non è ovvio che si trovi sempre ospitalità. Per più info e contatti c’è il sito del RIVE, Rete Italiana Villaggi Ecologici.

Ci ero già stato più di 10 anni fa, a Gran Burrone, il primo villaggio occupato, abbarbicato sulla montagna, scenico, con tutte le case stortignaccole. Questo posto è da una specie di porto di mare, aperto a nuovi arrivi, ma anche moilto impegnativo (sia a livello fisico, per la pendenza della montagna, che a volte, caratteriale) e nessuno ci resta troppo a lungo per mettere radici e ci si sposta poi in sistuazioni meno scoscese. Ero tornato in valle negli ultimi anni per un festival magico di musica Psy-Trance organizzato dai giovani della valle, chiamato Imaginaria. All’inizio lo facevano proprio tra le loro case, in mezzo alla comunità. Poi era diventato così grande che hanno dovuto cambiare location e si sono spostati in Spagna.

Questa volta invece, sono andato a botta secca a salutare un mio amico che si trovava ad Aldaia, una delle case, nella zona meno scoscesa della valle.

Sono arrivato col buio, ben sapendo che non si sale mai in montagna nella notte. Ma mi ricordavo che la strada era semplice e così ho iniziato a salire su su con Fagiolina tra la nebbia, per una strada sempre più ripida e sdruccievole finchè son arrivato sulla cima e ho capito che non era per di la. Tornato indietro alla pietra piatta con la doppia freccia vado a sinistra. Trovo finalmente una serie di macchine e camper e capisco e quasi ci quasi ci sono, continuo dritto e mi incastro su una stradina stretta in salita, in curva tra un muretto e un fosso. Sento il cuore che batte forte e la sensazione di stare per fare un bel danno. Così cerco di mantenere la calma e piano piano scendo in retro e percheggio nel primo spazio libero. Salgo quindi un po’ tremante nel buio lungo la strada, proprio verso un abbaiare di cani e penso a un articolo che ho letto qualche mese fa su una ragazza sbranata da dei pastori maremmani. Arrivo finalemente a un casa, Casa Sarti, e busso un po’ tremante alla porta. Quando mi aprono sento il piacere immenso di stare al caldo, tra la luce e persone. Una ragazza suona la chitarra al camino, dei gattini girano per casa, un vecchino che si chiama Tegamino mi racconta qualcosa sulla Roma di un tempo, una ragazza mi offre una tisana e mi invita a fermarmi a dormire li per continuare poi la mattina. Li ringrazio ma approfitto di un ragazzo che va nella stessa direzione e mi avvio con lui verso Aldaia. Quando arrivo stanno tutti per andare a letto e sono un po’ sorpresi di vedermi. Gli dico che vorrei fermarmi due notti, non c’è problema e c’è giusto un materasso libero nella camera comune, una piccola stanzina di legno sulla cima della casa. Il mio amico già dorme e apre un occhio per salutarmi.

Il giorno dopo piove sempre e passiamo una giornata relax in casa, in circa 15 persone tra bambini , giovani, adulti e qualche fondatore della valle. Chiacchieriamo, ci aggiorniamo, si assaggia l’olio fresco che ho portato da Orvieto, fatto dai vicini di casa, Stefano e Veronica e faccio due pezzi con l’organetto. Qualcuno si mette a ballare. Poi pranziamo e si mangia benissimo. Un ragazzo ha appena fatto la ricotta con il latte delle loro due mucche. Insalata, riso bianco, risotto, formaggio salato, castagne alla brace, ecc ecc.

Mi spiegano che chi vive li fisso, paga 20 euro al mese per il cibo da comprare e spese varie. Tutto il resto è autoprodotto, scambiato o riciclato. Poi ci sono ogni tanto delle spese aggiuntive, come da poco i cingoli della motocarriola, ma mi sembra pochissimo lo stesso e soprendente che con così pochi soldi si possa vivere in tanta ricchezza.

Quando riparto il giorno seguente riparto, con 6 kg di castagne e una scatola con delle scarpe da lasciare in Svizzera, una delle due mucche si era intoppata mangiando mezzo bidone di cibo per i conigli. Il toro invece ha fatto una fine peggiore, dopo aver incornato un ragazzo qualche giorno prima. Mi fermo a Bologna a lasciare un po’ d’olio a mia cugina Sara e Giusi poi dritti fino a Milano da mio zio Riccardo e Azul, da cui spero di ripassare al ritorno per poter andare al risporante Senegalese di cui mi ha parlato tanto!

Damanhur 3 – 4 Nov

Dopo un pranzo a Torino con Enrica, amica di mia madre che ha vissuto a lungo in Cina, amante della cultura tibetana e che mi spiega brevemente i vari rami del buddismo, salgo su in Val Chiusella dove c’è la comunità Dahmanur e la mia amica Giulia (ora Adriana).

Damanhur è la più grande comunità in Italia (circa 500-1000 persone) anche se non è esattamente il tipo di comunità o ecovillaggio a cui sono abituato. In effetti, dopo esserci stato solo un giorno e di passaggio, sento di non poterne parlare tanto. Le poche cose che ho capito è che è un posto dove la spiritualità ha un ruolo essenziale, si rifanno alla cultura di Atlantide e anche a quella egiziana. Hanno dei templi bellissimi, con disegni incredibili fatti a mano e per vederli bisogna fare un tour guidato (circa 70 euro) che però non ho fatto. Io mi son fermato nella zona del baretto, che si chiama Damanhur Crea e che è un po’ la terra di passaggio tra il mondo interno e quello esterno. Oltre al baretto (andare prima dell h9.30 per i cornetti buoni), c’è un negozio biologico, una piccola esposizione d’arte e una gioielleria. Parlo a lungo con una signara simpatica e un po’ agèe che si chiama Uccellodicuinonricordoilnome Salice Divinitàgreca. E infatti chi vive per un po’ in questa comunità dopo un po cambia il nome in quello di un animale. Dopo un altro tot di anni può aggiungere quello di una pianta e infine, quando si è proprio PRO, quello di una divinità.

Il processo per prendere il nome è abbastanza curioso. Bisogna innanzitutto trovare 100 persone che te lo appoggino. Per appoggiarlo non basta dirlo, ma anche metterci qualcosa, a livello economico o di tempo, per uno dei progetti della comunità. Dopo che si hanno convinto queste 100 persone, ci si presenta a delle serate pubbliche della comunità e si dice: ” Buonasera, stasera vorrei prendere il nome e propongo di chiamarmi Aquila (per esempio)”. Chi ti appoggia alza la mano o vota per te. Però magari altri non son d’accordo e propongono i cosiddetti nomi appioppo e urlano per esempio “Tacchino, tacchino!!!” e così magari se son più quelli che votano per tacchino te ne esci da tacchino. E così nella comunità girano personaggi tipo puzzola, verme,.. A una hanno proposto Babuino, ma non l’ha accettato. Un altro invece è partito diretto con Maiale e glie l’hanno dato subito. Io pure se dovessi prendere un nome, penso che proporrei subito un nome appioppo e ho già deciso quale: Pantegana!

Val di Susa 4-5 Nov

Il giorno dopo raggiungo un’amica conosciuta anni fa in un piccolo rainbow healing sulle montagne vicino Biella e che vive nella famosa Val di Susa. Nel poco tempo che passo con lei capisco le sequenti cose:

  1. La Val di Susa è la zona più militarizzata d’Italia
  2. La lotta NO TAV non si ferma e va avanti (dagli anni 90) ed è appoggiata da una buona parte degli abitanti della valle bassa. Quelli che vivono nella valle Alta invece, sono troppo presi dai turisti e dagli impianti da sci.
  3. Oltre alla lotta NO TAV, nella valle passa una delle rotte dei migranti che dal sud Italia, dalla Slovenia e dai Balcani, vuole raggiungere la Francia e il Centro Nord Europa. La rotta di Ventimiglia infatti è ipercontrollata dalla polizia di frontiera e molti provano a superare le montagne a piedi. D’estate questo può essere fattibile, ma già adesso la zona è piena di neve e i cammini a 2000 metri possono essere pericolosissimi e mortali per famiglie con bambini non attrezzate e non preparate al cammino. Per questo, alcune delle realtà militanti e la sensibilità della valle, nate con lotta NO TAV hanno provato negli anni a fornire un sostegno a queste persone in termini di ospitalità e cibo caldo. Dare informazioni sulla montagna è invece vietato, così come dare giacche e scarpe tecniche. La Gendarmerie Francese pattuglia la montagna, nascosta tra gli alberi.
  4. Meglio non mangiare la Bagna Cauda. La sera in cui arrivo le amiche della mia amica stanno per andare a mangiare questo tipico piatto piemontese a base di alici, aglio e olio, in un posto sulla montagna. Mi spiegano fieramente come vada cucinata nel migliore dei modi, facendo bollire l’aglio nel latte e togliendogli il cuore. La mattina dopo a colazione le trovo tutte intoppate e doloranti che provano a stapparsi con succo di limone.

La realtà della valle produce anche una rivista di storie, culture e lotte della montagna: Nunatak, che mi è sembrata veramente interessante e alla quale ci si può abbonare con soli 15 euro/anno (4 numeri)

Svizzera (Losanna – Thun) 5-9 Nov

Dalla Val di Susa vado dritto (per modo di dire, perchè si riscende verso Torino) in Svizzera a Losanna da mio zio Joghi. Per arrivarci sembra che il passo del Sempione sia bellissimo, ma dovrei ritornare verso Milano e scelgo invece di fare il tunnel del Gran San Bernardo. Mi aspetto quindi non molto. E invece rimango con il fiato sospeso per tutta la traversata di queste montagne enormi, fiere, forti e innevate. Quando pago (27 euro) al tipo svizzero del tunnel sono quasi commosso e parliamo un po’.

In Svizzera bisogna comprare subito la vignetta delle autostrade (che è praticamente uno sticker che appiccichi sul cruscotto ed il pagamento annuale dell’autostrada). Il problema è che è valido un anno solare e quello che ho appena preso vale solo per il 2021, fino a gennaio 2022 (40 franchi), vabbè!

Arrivo a Losanna quasi puntuale e passo dei giorni molto belli e rilassanti. La mattina meditiamo insieme alle 7.30, poi un buon porridge con lamponi, semi e semini, caffè macinato sul momento e via col piano della giornata.

Finito il weekend a Losanna il piano prevede di arrivare venerdì a Zurigo da Letizia, ex coinquilina di mio fratello. Ho quindi un po’ di giorni da ingannare e non so sinceramente che combinare.

Avevo provato senza successo a scrivere un messaggio sul gruppo del Rainbow gathering europeo, ma poche dritte. Degli elfi mi hanno parlato di una specie di ecovillaggio che si chiama Acero e sembra molto carino ma è nel sud della Svizzera, verso Lugano, a due passi da Milano, troppo fuori rotta.

Dopo un’occhiata rapida sul sito del GEN, Global Ecovillage Network, anche li non ho trovato cose che mi risuonassero.

Ho allora fatto una decina di richieste di ospitalità su couchsurfing (del quale avevo perso fiducia e speranze dopo che è diventato a pagamento) e su una nuova piattaforma di ospitalità gratuita, open source e no-profit: BeWelcome e per fortuna ho ricevuto due risposte positive.

La prima è quella dove sto adesso, una ragazza Svizzera che vive in una casetta di legno bellissima e molto spartana nella campagna vicino Thun, a sud di Berna.

Mirjam ha un negozio di vestiti dell’usato a Thun, per chi passasse da queste parti può passare a farle un saluto!

Nella mattina abbiamo fatto due passi per la citta e ho trovato due cose molto interessanti.

L’acqua del fiume è di un trasparente e azzurro che ti viene voglia di farci subito un tuffo, ci sono anche dei pescioni enormi che ti seguono (sperando qualche briciola immagino)

Poi nelle vie del centro, nello spartitraffico della strada ci sono disegnate tipo delle onde e vuol dire che i pedoni possono attraversare dove e quando vogliono, da quello che ho capito è l’unica citta in Svizzera che ha questo sistema. Automobilisti, occhio!